ATENE – Per la prima volta nella storia delle ricerche su Atlantide i maggiori esperti sembrano finalmente d’accordo su un punto centrale: la grande civiltà tramandata dagli Egizi e raccontata da Platone fu travolta da un enorme tsunami. “Le due tesi principali oggi in concorrenza su quale fosse l’Atlantide di Platone sono Santorini, nell’Egeo, e Donana, sulla costa atlantica spagnola, e in entrambi i casi gli esperti sono ormai orientati a credere che venne distrutta da un grande tsunami”, dice all’ANSA, ad Atene, Rainer Kuehne.
Lo studioso tedesco è con le sue ricerche l’ispiratore, insieme a Werner Wickboldt, degli scavi che iniziano sulla costa dell’Andalusia alla ricerca della misteriosa città di Tartessos, forse all’origine del mito di Atlantide. “Io sono convinto dell’ipotesi Tartessos – dice Kuehne – anche se alcuni argomenti giustificano la tesi, proposta nel 1950 dal prof. Spyridon Marinatos, secondo cui la grande eruzione vulcanica che distrusse Santorini sarebbe stata all’origine sia del collasso della civiltà minoica che della leggenda di Atlantide”.
Studi e rilevazioni hanno convinto da tempo archeologi e geologi che l’isola di Thera, i cui resti sono oggi Santorini, fu distrutta a metà del secondo millennio a.C. da una grande eruzione, molte volte più violenta di quella del Krakatoa che nel 1883 provocò uno tsunami di 40 metri e uccise 36.000 persone.
E nel 2007 un gruppo di ricercatori trovò prove di uno tsunami tra 60 e 150 metri di altezza abbattutasi sulla Creta del Labirinto e del Minotauro nello stesso periodo dell’eruzione di Thera e confermando cosi lo spaventoso impatto sulla costa dove vivevano i minoici, commercianti e marinai. Secondo Kuehne, sebbene la catastrofe di Thera non distrusse le principali città minoiche, “é verosimile che abbia indebolito la loro civiltà facilitando il fiorire di quella micenea”.
Uno tsunami come causa della fine di Atlantide è oggi d’altra parte al centro anche della tesi secondo cui Platone si sarebbe ispirato all’antica città di Tartessos, in Andalusia, davanti alle Colonne d’Ercole, l’attuale Stretto di Gibilterra, dove proprio in questi giorni stanno partendo gli scavi nelle paludi di Donana. Il geologo del gruppo di esploratori spagnoli, Antonio Rodriguez ha suggerito, sulla base di prospezioni, un’enorme onda anomala, tra il 1500 a.C e il secondo secolo d.C, come causa dell’allagamento di Donana e della scomparsa di Tartessos, sin qui spiegata con la distruzione da parte dei Cartaginesi.
Di Tartessos non esiste sinora neppure la certezza della esistenza non essendo mai stata oggetto di un grande scavo. Forse fondata intorno al 1200 a.C. dai Tirseni, originari della Lidia e antenati degli Etruschi, citata da Erodoto e Strabone, quando i Romani occuparono la Spagna nel III secolo a.C, la città era già svanita nella leggenda. Gli archeologi spagnoli, guidati da Sebastian Celestino e Juan José Villarias Robles, partendo dalle tesi del tedesco Adolf Schulten all’inizio del Novecento, hanno compiuto rilevamenti aerei e sondaggi geologici.
Questi hanno confermato l’esistenza di strutture geometriche che, secondo le ricerche di Wickboldt e Kuehne a partire da foto satellitari, potrebbero essere i templi e i canali di Atlantide descritti da Platone nei dialoghi Timeo e Crizia. Ed ora gli archeologi hanno infine ottenuto i permessi per scavi nel parco nazionale di Donana che potrebbero trasformare il mito della grande civiltà scomparsa in una straordinaria realtà storica.
Giulio Gelibter