Terascale Computing – Intervista a Justin Rattner

Terascale Computing
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Le interviste del SIAI (Singularity Institute for Artificial Intelligence – ora conosciuto come MIRI)
Justin Rattner è vice presidente e chief technology officer di Intel. È anche un Intel Senior Fellow e guida i laboratori di ricerca Intel. In questo ultimo ruolo, dirige in tutto il mondo le ricerche di Intel su microprocessori, sistemi e comunicazioni, incluse le attività di ricerca potenzialmente più dirompenti.

Singularity Institute: Quanto può durare ancora la Legge di Moore?

Justin Rattner: La legge di Moore è più una “convinzione” che una legge fisica. Non discende dalla fisica fondamentale; semmai, è la constatazione che la tecnologia dei microchip migliora ad un tasso relativamente costante.

Questo succede a causa delle pressioni concorrenziali. Se pensi che il tipo in fondo alla strada riuscirà a breve — nei prossimi 12, 18, 24 mesi – a mettere il doppio di transistor nel suo chip, sei fortemente incentivato a investire per migliorare la tecnologia e non restare indietro.

Quindi c’è una forza al lavoro che sprona le persone ad investire, e non parlo solo dell’investimento finanziario, ma anche del tempo che si investe e dei “cavalli-vapore” intellettuali che muovono il cambiamento.

Ma continuiamo a confidare nel tasso di miglioramento nella legge di Moore perché possiamo fare previsioni a dieci anni circa e vedere la strada che prenderemo per continuare questi progressi. E non è una visibilità molto diversa da quella che avevamo dieci o trenta anni fa. Possiamo ancora prevedere cosa ci aspetta fra dieci anni. E quell’orizzonte di dieci anni è rimasto costante per circa 40 anni. Pertanto, è ragionevole aspettarci che, se oggi possiamo vedere a dieci anni nel futuro, ci sono probabilmente altri dieci anni oltre a quell’orizzonte.

SI: Che aspetto avrà la computazione, fra dieci anni?

Per la verità, Gordon [Moore, ndt] non ha detto nulla sulla performance. Gordon parlava semplicemente del numero di transistor per chip. E più di recente, siamo giunti a comprendere che alcuni fattori limitano la velocità dei transistor; in particolare, le questioni della temperatura che ci hanno, per così dire, sorpresi alle spalle. Dobbiamo capire meglio come dissipare il calore. Ma stiamo continuando a costruire dei transistor migliori ed è davvero un continuo tiro alla fune tra quanto in fretta puoi far girare questi transistor e quanta potenza, quanto calore puoi dissipare dal chip.

Potremo farli lavorare molto più in fretta, se riusciremo a raffreddarli, ma penso che la gente voglia sistemi sempre più portatili, mobili, senza batteria e la velocità di questi dispositivi è limitata dal calore e dall’energia.

SI: Cosa succederà alla computazione, una volta raggiunti i limiti fisici dei transistor?

Il limite ultimo è ancora molto lontano, e abbiamo già avuto prova del fatto che incontreremo dei limiti fisici, in diversi punti lungo la strada. Ne abbiamo appena superato uno, ma siamo ancora molto creativi, molto inventivi, abbiamo superato vari ostacoli e penso che continueremo a farlo.

I tipi di dispositivi che costruiremo, i transistor, i cavi, potrebbero avere un aspetto molto diverso tra dieci o vent’anni, ma penso che ancora ci riferiremo ai rendimenti accelerati come alla Legge di Moore.

SI: Cos’è il “terascale computing”?

Siamo più o meno al punto di riuscire a comprimere in un singolo chip la stessa potenza di calcolo che avrebbe occupato una piccola casa 10 anni fa circa. Su una di queste macchine ho messo le mani di persona. La prima di questi grandi macchine eseguiva fino ad un trilione di operazioni al secondo e oggi, circa una dozzina di anni dopo, Intel ed altre aziende stanno per mettere sul mercato dei chip che comprimono questa potenza di calcolo in un singolo chip, il che penso illustri la potenza della legge di Moore nel più incredibile dei modi.

Se si riesce a comprimere tanta potenza in un singolo chip, diventa anche possibile una nuova generazione di applicazioni. La gente penserà a utilizzare quella potenza di calcolo in modi che in passato sembravano semplicemente impossibili, impraticabili, e puntiamo a costruire sistemi di riconoscimento che sfidino, e magari persino superino, le performance umane.

Parliamo della capacità di “scovare” l’informazione, di cercare attraverso terabyte, petabyte, exabyte di informazione ad una velocità incredibile, di cercare non solo un testo, ma anche immagini, video. E parliamo della capacità di sintetizzare mondi virtuali ed ambienti virtuali che dal punto di vista sensorio saranno probabilmente uguali in ogni bit all’ambiente fisico in cui viviamo.

SI: La questione della Singolarità fa mai capolino, nelle discussioni ai piani alti della Intel?

Mentre stavo lavorando alla mia presentazione per l’Intel Developer Forum, lo scorso Agosto, decidemmo di elaborare una visione da qui a 40 anni, poiché Intel stava celebrando il suo 40esimo anniversario. La Singolarità sembrava un modo naturale di impostare il discorso. E la maggior parte degli esperti di tecnologia – non abbiamo molti filosofi alla Intel, ma molti esperti di tecnologia sì (ride), secondo me ritenevano ragionevole ipotizzare che ad un certo punto, nei prossimi 40 anni, arriveremo al punto in cui le intelligenze umana ed artificiale si eguaglieranno e poi, poco dopo, l’intelligenza artificiale surclasserà quella umana.

Altri aspetti della Singolarità, come la capacità di spostare la memoria, i pensieri e le emozioni umane in un substrato meccanico… potevamo solo immaginarle un po’ e non stavamo troppo a ponderare le questioni morali che avrebbero sollevato. Ma siamo disposti ad accettare la premessa che quel punto di equivalenza è alla nostra portata nel prossimo futuro, nei decenni a venire.

SI: Qual è la cosa più sorprendente che Intel sta facendo oggi?

A volte, di fronte ad alcune tecnologie, mi do un pizzicotto e dico: ” Sto davvero assistendo a tutto questo?” Una delle tecnologie che entusiasma di più le persone, oggi, è la trasmissione di energia senza fili. Siamo tutti colpiti dall’interesse che quell’idea ha sollevato nella persona media.

Dopo aver parlato del nostro lavoro pubblicamente, ricevemmo molte email, lettere, messaggi, da parte sia di gente interessata a come pensavamo di realizzarlo, sia di gente preoccupata del rischio ambientale, dei rischi per la salute umana che avrebbe potuto rappresentare. Fortunatamente usa la risonanza magnetica quindi non – se puoi sopravvivere ad una risonanza magnetica, probabilmente puoi restare in un campo di potenza elettrica senza rischi [ride].

È una delle tecnologie interessanti, e torno sul punto: le cose portatili, mobili, che vanno ovunque.. L’idea di non dover più ricaricare una batteria, né sostituirla, ma poter catturare l’energia dall’ambiente, entusiasma le persone.

Una cosa su cui stiamo lavorando ancora a più lungo termine, soprattutto nel nostro laboratorio di Pittsburgh è la “materia programmabile”, l’idea cioè di impacchettare piccoli bit di memoria e di intelligenza informatica in piccole sfere di vetro, magari del diametro di poche centinaia di micron, e dare a queste singole sfere l’abilità di muoversi l’una rispetto all’altra sfruttando forze elettrostatiche.

Puoi anche far cambiare loro colore e, naturalmente, farle comunicare l’una con l’altra. E quindi si possono immaginare vasche di questa roba che puoi letteralmente programmare all’istante affinché assumano una qualunque forma e possano persino esibire una varietà di comportamenti.

Il tuo telefono, in futuro, potrebbe essere una “fetta”, per così dire, di materia programmabile che tieni in tasca e poi, quando lo tiri fuori e lo avvicini all’orecchio, si riconfigura o cambia profilo, se preferisci l’analogia scientifica, e diventa un telefono oppure un display.

La materia programmabile – sembra impossibile che noi, da umani, possiamo creare qualcosa di “simile alla materia”. Ma lo abbiamo già fatto su scala centimetrica. Poi lo abbiamo fatto in due dimensioni su scala millimetrica e adesso stiamo lavorando al 3D su scala millimetrica, e dopo proveremo a passare al range dei micron con questi pezzettini di materia programmabile.

SI: Intel sta sviluppando qualche progetto sul calcolo quantistico?

Non facciamo molto lavoro sul calcolo quantistico. E l’analogia che spesso faccio è: “non facciamo molto lavoro nemmeno sul calcolo ottico”. In parte, tendo a riunire calcolo quantistico e calcolo ottico in quanto, nei problemi che si prestano al calcolo ottico, non c’è nulla che eguagli un computer ottico.

Solo che non sono molti i problemi “su misura” per quella soluzione. E lo stesso vale, almeno a quello che ne sappiamo oggi, per il calcolo quantico. Eseguono alcuni problemi, in particolare quelli crittografici, nei quali non hanno rivali. Ma per molto di quello che pensiamo come computazione e che in futuro penseremo come apprendimento-macchina o intelligenza-macchina, oggi non sappiamo abbastanza per dire se il computer quantico sarà davvero adatto a questi scopi.

SI: Perché stai partecipando al Singularity Summit?

Quando ricevetti l’invito, mi sembrò essere una grande opportunità per condividere alcune delle riflessioni che formulavamo alla Intel, per parlare dei nostri recenti progressi e di alcune cose su cui stiamo riflettendo per il lungo periodo insieme ad una comunità di persone che sono a conoscenza della Singolarità e magari vogliono sperimentarla un poco per verificare se quel che sanno ed hanno letto e sentito continua ad essere vero.

Da esperto di tecnologia, e come persona che ogni mattina si alza e cerca di sincerarsi che le leggi dei ritorni accelerati continuino a funzionare bene, mi è sembrata una grande opportunità per incontrare altre persone nella comunità con gli stessi interessi.

SI: Perché qualcuno dovrebbe sostenere il SIAI?

Spesso ci troviamo impreparati ad affrontare gli eventi. Spesso siamo semplicemente sopraffatti e diciamo: “Mamma mia, questa non me la aspettavo”. Oppure, “non ne avevo sentito parlare”. Spesso attraversiamo la nostra vita, giorno dopo giorno, senza cogliere questi movimenti tettonici che ribollono attorno a noi.

L’aspetto affascinante della Singolarità è che si tratta di qualcosa che possiamo rapidamente identificare, e possiamo anche iniziare a pensare a quale impatto avrà su di noi, e come vogliamo prepararci, che lavoro vogliamo fare, quali saranno le conseguenze morali e sociali ad essa associate. A mio modo di vedere, è un’opportunità davvero unica cui raramente, nelle nostre routine quotidiane, abbiamo accesso. L’opportunità di anticipare quello che ci aspettiamo sarà un evento davvero notevole.

SI: Cosa significa la Singolarità per Intel?

Un’azienda come la Intel è stata guidata per molta della sua vita dalla Legge di Moore, che è l’esempio classico, forse l’esempio per antonomasia della legge dei ritorni accelerati. Pertanto, molto di quello che facciamo, e con cui abbiamo a che fare ogni giorno, viene dalla consapevolezza che nel giro di un paio di anni saremo in grado di mettere il doppio dei transistor in un chip, o forse di far sfrecciare in un chip i fotoni, invece degli elettroni.

Le forze motrici della Singolarità sono le stesse che guidano Intel corp. Comprendiamo che il nostro successo ha molte delle sue radici in quella legge così importante, e che il nostro futuro si fonda ancora in gran parte sul continuo progresso tecnologico.

Traduzione italiana di Michele Gianella e Gianluca Finocchiaro

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