Osservatorio astronomico dell'antichità

Il Giornale Online
22-01-2008

Sull'area 'Tre Camini' tra Como, San Fermo e Montano Lucino, dove sono in corso i lavori per il nuovo ospedale Sant'Anna, gli antichi lariani scrutavano le stelle.

Lo ipotizzano i primi studi sulla struttura litica di forma circolare, simile ai recinti tombali di epoca golasecchiana ma assai diversa per dimensioni, venuta alla luce durante il cantiere. L'indagine si deve ad Adriano Gaspani, studioso dell'Istituto Nazionale di Astrofisica dell'Osservatorio Astronomico di Brera, che definisce il sito «decisamente inusuale, probabilmente un caso unico per l'ambiente preistorico e protostorico comasco, anche se l'analisi delle immagini da satellite potrebbe suggerire la presenza di un secondo manufatto, anch'esso a pianta circolare, posto a circa 150 metri di distanza verso Sud-Ovest e non ancora scavato».

La datazione della struttura è ancora difficile da stabilire e, anche se l'apparente similitudine con le strutture circolari megalitiche del Nord Europa ha spinto alcuni studiosi a ipotizzare una collocazione cronologica risalente al Neolitico, Gaspani ritiene l'ipotesi improbabile: «La somiglianza tra il cerchio lariano e le strutture circolari neolitiche nord-europee non è cosa stringente, soprattutto tenendo conto delle dimensioni medie delle pietre che lo compongono, estremamente ridotte, se confrontate con quelle tipiche delle strutture megalitiche bretoni, britanniche e irlandesi».

La possibile rilevanza astronomica del sito non è finora supportata da appropriati rilievi archeoastronomici. Ma, fa sapere lo scienziato di Brera, «non è importante solamente la presenza di alcune linee astronomicamente significative esplicitamente materializzate nel sito mediante opportune disposizioni di pietre e/o buche di palo, ma anche la sua posizione topografica rispetto ai particolari orografici che costituiscono il profilo dell'orizzonte naturale locale».

In pratica, osservando le immagini da satellite, Gaspani rileva come la posizione topografica della struttura dei Tre Camini sia molto favorevole dal punto di vista archeoastronomico, poichè era possibile utilizzare le alture a Sudovest di Como, i monti Croce, Caprino e Tre Croci, come punti di collimazione dietro ai quali erano visti sorgere gli astri che si avvicendavano lungo l'anno solare, permettendo ad allevatori e agricoltori la scansione stagionale dei lavori, e ai sacerdoti la gestione del culto.

La branca dell'archeoastronomia che si occupa di questi studi si chiama Landscape Archaeoastronomy, cioè Archeoastronomia del Paesaggio. Gaspani ne è un luminare, viste le precedenti molteplici indagini anche in altre aree lariane tra cui l'attiguo parco delle Spina Verde. Proprio basandosi sulle tecniche della 'Landscape Archaeostronomy', Gaspani ipotizza come il grande cerchio dei Tre Camini possa essere stato impiegato per un'attività di osservazione astronomica, condotta con continuità dalle popolazioni protostoriche, insediate nell'area occidentale a valle della Spina Verde.

L'area non fu scelta a caso, ma seguendo criteri precisi. Il sito, infatti, spiega sempre lo studioso di Brera, era «ben drenato dal punto di vista idrogeologico con i fiumi Seveso e Valle Grande, con un'ampia piana a Sud per la pratica agricola e dell'allevamento, e a Nord, protetto da una fascia collinare che ha la sua naturale prosecuzione nell'attuale Parco della Spina Verde, con l'importante abitato protostorico di Pianvalle, posto a 2300 metri di distanza lungo una direzione il cui azimut astronomico è pari a 74°.5, da cui il grande circolo era visibile».

Il sito, inoltre, si trova a poco più di un chilometro da dove fu rinvenuta la famosa stele di Prestino e quindi, conclude Gaspani, «non è¨ da escludere che sia esistito un legame di tipo cultuale, o di altro tipo fra i tre luoghi».

In conclusione, secondo questi primi studi che rendono ancor più importante la scoperta, se l'ubicazione del grande cerchio fosse variata, veniva a cadere la possibilità di utilizzare le alture circostanti come utile riferimento calendariale. Inoltre, se lo stesso cerchio con la sua piattaforma centrale pavimentata serva da luogo di culto e di osservazione astronomica, non poteva sorgere in altro luogo se non in quello. Tutto ciò confermerebbe ancora una volta come le antiche popolazioni golasecchiane avessero un notevole bagaglio culturale e una grande abilità nell'osservazione del cielo.

fonte:www.laportadeltempo.com