Medicina: dal San Raffaele passi avanti contro la sclerosi multipla

Medicina: dal San Raffaele passi avanti contro la sclerosi multipla

astrocitiDi F.F.

La ricerca sulla sclerosi multipla compie un ulteriore passo avanti. Uno studio italiano pubblicato su Annals of Neurology, coordinato da Cinthia Farina, responsabile del laboratorio di Immunobiologia delle Malattie Neurologiche all’Istituto di Neurologia Sperimentale (INSpe), dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, ha chiarito le basi cellulari dell’azione neuroprotettiva del composto Fingolimod (Gilenya). I ricercatori hanno individuato come il farmaco agisca sugli astrociti – cellule del sistema nervoso centrale – e non, come si pensava, direttamente sui neuroni. Due anni fa, lo stesso team di ricerca aveva identificato come gli astrociti giochino un ruolo importante nello sviluppo della patologia, infatti il rilascio dell’ossido nitrico da parte degli astrociti causa la distruzione dei neuroni. Queste cellule sono state quindi identificate come bersaglio da raggiungere per promuovere un’azione di neuroprotezione, poiché sono in grado di formare quel tessuto cicatriziale necessario per la risoluzione della lesione e la ricostruzione del tessuto nervoso. “Con questo lavoro – spiega Farina – descriviamo un primo composto in grado di operare sull’astrocita. Indagini condotte in vitro e su modelli animali hanno infatti dimostrato come gli astrociti rispondano alla stimolazione con IL1 e IL17 rilasciando ossido nitrico che induce neurodegenerazione. Per fare ciò però hanno bisogno dell’attivazione della via di trasduzione del segnale di S1P. E’ stato importante rilevare come Fingolimod, bloccando i recettori di S1P, inibisse anche l’attivazione evocata dalle citochine infiammatorie e il conseguente rilascio di ossido nitrico sia in vitro che in vivo. Questa importante scoperta quindi avvalora l’ipotesi di un effetto neuroprotettivo del farmaco Gilenya nel sistema nervoso centrale che si esplica però non direttamente sul neurone, ma tramite la modulazione dell’attività dell’astrocita”. “Questi risultati, ottenuti anche grazie al supporto di Fism (Federazione italiana sclerosi multipla), evidenziano sempre più il ruolo fondamentale degli astrociti nei processi patologici in atto nelle malattie neurodegenerative, come la sclerosi multipla. Il nostro obiettivo è quello di approfondire ulteriormente lo studio di questa popolazione gliale al fine di raccogliere informazioni necessarie per lo sviluppo di nuove terapie neuroprotettive”, conclude Emanuela Colombo, primo autore del lavoro e vincitrice recentemente di una borsa di studio finanziata da Fism.

Fonte: meteoweb.eu