L'inutilita' degli esperimenti sugli scimpanze'

Il Giornale Online
Uno studio bibliografico dimostra l'assoluta inutilita' di questi studi per il progresso della medicina umana.

Quanto incidono e quali effettive ricadute hanno gli esperimenti su animali nel progresso della medicina umana? I vivisettori sostengono che sono indispensabili, che senza di questi non si avrebbero nuovi farmaci ne' nuove terapie per le malattie che ci affliggono. Ci sono mille esempi che dimostrano il contrario, e un'ulteriore prova ne e' lo studio intitolato “Chimpanzee Research: An Examination of Its Contribution to Biomedical Knowledge and Efficacy in Combating Human Diseases” (La ricerca sugli scimpanze': un esame del suo contributo alla conoscenza biomedica e dell'efficacia per combattere le malattie umane) portato avanti dall'associazione Neavs di Boston e sulla cui base e' stato poi pubblicato nel numero di ottobre 2007 della rivista scientifica J Appl Anim Welf Sci un articolo intitolato “The poor contribution of chimpanzee experiments to biomedical progress” (Lo scarso contributo agli esperimenti sugli scimpanze' al progresso biomedico).

Lo studio e' focalizzato sulle pubblicazioni di ricerche che coinvolgono gli scimpanze', in quanto questi animali vengono usati dai “ricercatori” in virtu' della forte somiglianza del loro DNA con quello umano, stimato intorno al 95-96%, e quindi molto adatti, secondo loro, per studiare le piu' diverse malattie: dall'AIDS al Parkinson, dagli studi sull'ematologia a quelli sugli agenti patogeni legati al bio-terrorismo. La campagna Speak, che continua anche dopo la morte del macaco Felix avvenuta nello scorso agosto, e' stata condotta proprio in nome di questi animali, tanto vicini a noi, ma ciononostante sottoposti ai piu' crudeli ed inutili esperimenti.
L'impostazione dello studio

Gli autori dello studio (ricercatori con all'attivo centinaia di pubblicazioni) hanno preso in considerazione tre importanti database (CAB, EMBASE e PubMed) contenenti articoli relativi agli scimpanze', pubblicati tra il 1995 e il 2004, che riferiscono esplicitamente alla vivisezione. Tra gli oltre 700 individuati ne sono stati selezionati 100 con un criterio di scelta casuale, e quindi un campione statisticamente piu' che rilevante. Come prima cosa e' stata analizzata l'incidenza delle citazioni di questi studi nei documenti pubblicati successivamente (da notare che in tutte le discipline tecnico-scientfiche il citare altri documenti in qualche modo attinenti e' prassi consolidata).
I risultalti che dimostrano l'inutilita' degli esperimenti sugli scimpanze'

Ebbene, circa il 50% di questi studi che avevano comportanto sofferenza e morte per decine di animali non potevano vantare nemmeno il piccolo onore di una citazione. Tra gli altri, solo il 14% venivano citati in articoli che trattavano di profilassi, diagnosi o terapie di malattie umane.

Analizzando pero' nel dettaglio questi pochi articoli (27) che “sulla carta” potevano indicare un utile contributo della sperimentazione animale, si e' visto che circa la meta' erano “doppioni” o conferme di preesistenti studi su umani. Per la restante parte si trattava di metodi non sviluppati ulteriormente perche' non applicabili all'uomo o speculazioni puramente teoriche, o poco rilevanti o inconsistenti. Solo uno poteva avere qualche utilita' nell'indicare la necessita' di sviluppare nuovi metodi diagnostici, senza peraltro fornire alcun contributo concreto in tale direzione.

Sulla base dei dati emersi da questa ricerca bibliografica, gli autori di questa ricerca contestano le affermazioni dei fautori della sperimentazione sugli scimpanze' secondo cui questa pratica e' indispensabile per lo sviluppo di nuove cure. La ricerca infatti non ha individuato alcuno studio condotto sugli scimpanze' cha abbia dato un contributo utile – tantomeno essenziale – alla lotta contro malattie quali cancro, AIDS ed epatiti. Si e' visto come i dati derivanti dalla sperimentazione siano correlabili a situazioni umane solo in una piccola minoranza dei casi, e come le estrapolazioni alla specie umana siano impossibili e potenzialmente pericolose.

Sulla base dei dati emersi da questa ricerca bibliografica, gli autori di questa ricerca contestano le affermazioni dei fautori della sperimentazione sugli scimpanze' secondo cui questa pratica e' indispensabile per lo sviluppo di nuove cure. La ricerca infatti non ha individuato alcuno studio condotto sugli scimpanze' cha abbia dato un contributo utile – tantomeno essenziale – alla lotta contro malattie quali cancro, AIDS ed epatiti. Si e' visto come i dati derivanti dalla sperimentazione siano correlabili a situazioni umane solo in una piccola minoranza dei casi, e come le estrapolazioni alla specie umana siano impossibili e potenzialmente pericolose.

In conclusione gli autori affermano che “lungi dal contribuire alla ricerca medica, la sperimentzione sugli scimpanze' e' stata largamente incidentale, periferica, confusa, irrilevante, e inaffidabile, e che ha utilizzato fondi considerevoli che avrebbero potuto essere meglio indirizzati altrove”. Auspicano che le autorita' e gli elargitori di fondi tengano in considerazione questi fatti nel promuovere nuove ricerche. Chiedono infine una moratoria all'allevamento e utilizzo di questi animali, in particolare negli USA, dove queste sperimentazioni sono possibili, a differenza di altri paesi quali Svezia, Olanda e altri dove sono vietate o fortemente regolamentate.
“Ma se non sperimentiamo sugli animali, come si fa a far progredire la ricerca?”

Applicando il criterio di ricerca bibliografica utilizzato dai ricercatori del Neavs ed estendendolo alla totalita' della sperimentazione animale, si ottiene un risultato piuttosto interessante, che mostra come, in generale, la vivisezione contribuisca ben poco alla ricerca scientifica anche numericamente; quindi la sua eliminazione in toto non sarebbe affatto devastante, come sembra pensare il pubblico generale non informato sull'argomento, non priverebbe il mondo della “ricerca”, ma, al contrario, eliminerebbe quella piccola parte di ricerca inutile per gli esseri umani, che uccide centinaia di milioni di animali ogni anno nel mondo, e la ricerca vera e propria, che gia' oggi costituisce la maggioranza degli studi pubblicati, si allergherebbe un po' di piu', occupando anche il posto della vivisezione.
Uno studio statistico sulla bibliografia di PubMed svolto da NoVivisezione.org

Questo studio bibliografico si basa sull'enorme mole di articoli (oltre 16 milioni) classificati nell'archivio di articoli scientifici PubMed; e' stato individuato un argomento (il “cancro”) e definito un criterio che selezionasse il maggior numero possibile dei termini relativi al campo della sperimentazioen animale, basandoci sulla classificazione degli articoli ad opera del National Library of Medicine.

Di tutti gli articoli con oggetto “cancro” solo il 10% e' risultato correlato alla sperimentazione su animali. Utilizzando altri domini di ricerca quali ad esempio AIDS, tossicologia, ecc. sono state riscontrate percentuali analoghe.

E' stato dunque constatato che l'assioma “senza vivisezione non c'e' ricerca” non e' vero, in quanto la stragrande maggioranza della ricerca medico-biologica che produce risultati pubblicati su riviste scientifiche internaizonali si fa gia' adesso senza animali. Bisogna dunque semplicemente eliminare quella piccola parte che comporta atroci sofferenze e morte per centinaia di milioni di animali senza portare ad alcun beneficio agli umani e fare in modo che esista solo la ricerca vera.

Fonti

J. Bailey, J. Balcombe, A. Knight, “Chimpanzee Research: An Examination of Its Contribution to Biomedical Knowledge and Efficacy in Combating Human Diseases”, febbraio 2007

Knight A., “The poor contribution of chimpanzee experiments to biomedical progress”, J Appl Anim Welf Sci 2007;10(4):281-308.

Fonte : http://www.agireora.org/info/news_dett.php?id=441