Le banche per la nostra libertà

Il Giornale Online
di [link=http://myekonomia.wordpress.com]Myekonomia[/link]

Il 26 marzo 2012 si è tenuto un meeting della Sottocommissione sulla politica monetaria interna e sulla tecnologia della Commissione Parlamentare per i Servizi finanziari http://financialservices.house.gov/Calendar/EventSingle.aspx?EventID=285887

L’incontro trattava principalmente de “L’aiuto della Fed all’Eurozona: il suo impatto sul dollaro americano”. A rappresentare la Fed erano presenti William C. Dudley (presidente e amministratore delegato della Federal Reserve Bank of New York) e Dr. Steven B. Kamin (direttore della Division of International Finance e del Consiglio dei Governatori del Federal Reserve System) per rispondere alle domande del comitato in merito all’utilizzo dei currency swap con le altre banche centrali. Ma si è parlato soprattutto dei currency swap con la nostra BCE.

Prima di continuare bisogna precisare due cose. La prima è che i currency swap (swap sulla valuta) sono uno di quei tanti strumenti derivati in circolazione da parecchi anni ormai che sono appunto “derivati”, nel senso che si basano su un altro bene, in questo caso le valute. Inizialmente servivano come assicurazione per coprire i rischi del tasso di cambio nei commerci internazionali, ma poi, come molti strumenti derivati, si è trasformato in un mezzo per speculare. La seconda cosa da chiarire è perchè il loro utilizzo è stato così importante: perchè le dimensioni del contratto con la BCE da parte della Fed sono state enormi, tanto che si può benissimo parlare di salvataggio.

Salvataggio? Ma perchè le banche europee avevano bisogno dell’aiuto della Fed? Dobbiamo sapere che poco prima della crisi le banche europee avevano preso in prestito dollari a breve termine sui mercati internazionali su vasta scala e li avevano prestati a lungo termine alle imprese e alle famiglie americane. In questi casi, cioè in una mancata corrispondenza nelle scadenze, i rischi possono essere elevati perchè se la banca non è più in grado di rinnovare i suoi debiti a breve termine, si ritrova ad essere illiquida, o per rendere meglio l’idea, fallita. Ed è proprio questo che è successo lo scorso anno. Alcuni anni fa le banche europee furono costrette dai rispettivi governi a comprare i titoli dei governi stessi, perchè, come ricorderete, erano in difficoltà. Quando però nell’estate del 2011 la crisi dei debiti sovrani ha subito una forte accelerazione, tanto che molti stati erano sull’orlo del default, le banche europee si trovarono in serie difficoltà nel vedersi rinnovare i loro prestiti a breve termine in dollari dai mercati internazionali, in quanto le banche americane non si fidavano. Per non far dichiarare default alle banche europee è intervenuta la Fed nel settembre del 2011, appunto salvando le banche europee con l’uso dei currency swap.

Durante la crisi finanziaria tra il 2007 e il 2009, la Fed ha salvato le banche europee attraverso prestiti diretti a società controllate negli Usa. Questa volta per nascondere ancora meglio il salvataggio la Fed, come abbiamo detto, ha usato gli swaps di valuta. Il contratto prevedeva che la Fed avrebbe venduto dollari alla Bce e che li avrebbe ricomprati in un secondo momento allo stesso prezzo, ma con gli interessi. In poche parole possiamo dire che la Fed ha prestato dollari alla Bce ad un tasso d’interessi dello 0,6% (0,5 punti in più rispetto al tasso di sconto della Fed). La Bce poteva quindi finalmente prestare questi dollari alle banche europee in difficoltà. Tutta questa premessa è fondamentale perchè attraverso questo salvataggio la Fed ha assunto, per la prima volta nella storia, il ruolo di prestatore internazionale di ultima istanza. Ritorniamo dai rappresentanti della Fed. All’incontro non hanno negato il salvataggio, ma hanno fatto una serie di affermazioni interessanti ma soprattutto incredibili. La prima: il salvataggio è un beneficio senza rischi e gratuito per il contribuente americano grazie agli interessi sugli swap. La seconda: il salvataggio era necessario perchè un default delle banche europee avrebbe contagiato negativamente i mercati finanziari. La terza: la Fed non applicherà più tale politica di salvataggio attraverso gli swaps nel momento in cui diverrà rischioso ed i costi di tale politica supereranno i benefici, sopra detti, per il popolo americano. Mi vorrei soffermare proprio su queste sorprendenti affermazioni.

Innanzitutto non esistono benefici gratuiti e privi di rischi, nemmeno per la Fed. Ricordiamo che le stesse banche americane non vollero prestare alle banche europee perchè lo ritenevano troppo rischioso. Infatti è vero che la Fed nel contratto ha bloccato il tasso d’interesse e quindi si aspetta di avere in cambio l’intera somma prestata più gli interessi, ma cosa succederebbe se la Bce dovesse fallire? Il rischio della controparte rimane. A quel punto i creditori della Bce, tra cui anche la Fed, dovrebbero farsi carico del bilancio della Bce. Cioè i creditori dovrebbero ricevere i titoli di stato greci o i prestiti alle banche portoghesi, ecc.. Ma la situzione è piuttosto ingarbugliata perchè le banche europee dipendono dalla linea di liquidità della Bce ed hanno acquistato naturalmente molti titoli di stato, che sono a loro volta dipendenti dal sostegno della Bce stessa. In pratica il bilancio della Bce è composto da un grande ammontare di titoli emessi da governi che di fatto sono insolventi, ma che sono tenuti a galla dalle promesse della Bce di continuare a stampare denaro e dai contribuenti tedeschi, finchè possono e finchè potranno.

Sebbene il fallimento della Bce non sembra probabile al momento, è anche vero che la Bce ha aumentato il suo capitale per far fronte alle perdite potenziali già nel 2010 e che allo stesso tempo ha comprato un grande ammontare di debito greco. Se continua così la Germania potrebbe pensare di abbandonare l’Ue, naturalmente non nel breve termine, ma esiste la possibilità nel lungo periodo. In quel caso gli stati dell’Europa meridionale dichiarerebbero default trascinando con sè le loro banche e la Bce stessa. A quel punto chi pagherà gli swap in dollari della Fed? Ma ragioniamo un attimo sulle conseguenze del salvataggio. La prima è la svalutazione del dollaro a danno degli americani. In secondo luogo bisogna considerare il costo opportunità: la Fed avrebbe potuto usare quel denaro non per gli swap ma per investirli in borsa acquistando titoli, oppure acquistando oro. Terzo: la creazione del cosidetto azzardo morale. Ora le banche e gli stati di tutto il mondo si potrebbero aspettare l’aiuto della Fed come prestatore di ultima istanza, quindi perchè essere prudenti nelle spese e negli investimenti?

Ma forse il costo più grave del salvataggio è la perdita della libertà in Europa. Con gli swap la Fed ha aiutato e forse aiuterà in futuro la Bce a salvare le banche europee che a loro volta finanziano stati che sono di fatto insolventi e che si sono dimostrati irresponsabili. Facendo ciò la Fed ha salvato il progetto politico europeo così come l’ho gia descritto http://myekonomia.wordpress.com/2012/04/09/la-crisi-europea-la-visione-socialista/ Il progetto socialista per l’Europa, che porta ad un fondo di salvataggio in costante aumento, può continuare grazie all’aiuto della Fed. Già possiamo vedere all’orizzonte la creazione di un super-stato centrale, l’unione fiscale, un governo europeo finanziario, formato da tecnici, che quindi abolirebbero la competizione fiscale tra i paesi dell’Ue.

Il costo più alto della politica della Fed potrebbe rivelarsi essere la libertà in Europa.

Fonte: http://myekonomia.wordpress.com/2012/04/11/salvataggio-al-prezzo-della-liberta/
Vedi: http://www.iconicon.it/blog/2012/04/vicolo-cieco-la-federal-reserve/