La pedagogia della lumaca

La pedagogia della lumaca

scuola
Alcuni mesi la mamma di una ragazzina di 1° media venne a trovarmi a scuola, in presidenza, e parlando della nuova esperienza scolastica che stava vivendo la figlia mi disse: “sa l’altro giorno mia figlia mi ha detto. Mamma, gli insegnanti ci dicono sempre, forza ragazzi, dobbiamo spicciarci non possiamo perdere tempo, perché dobbiamo andare avanti. Ma mamma, dove dobbiamo andare? Ma avanti dove?”

Dobbiamo davvero correre a scuola?

Siamo sicuri che questa sia la strategia migliore? Dobbiamo per forza assecondare una società che ci impone la fretta a tutti i costi?

La scorsa estate, con gli insegnanti del GEP (Gruppo Educhiamoci alla Pace di Bari) ho partecipato ad un corso di formazione residenziale sul tema “In compagnia di ozio, lentezza e poesia”. Nel volantino di presentazione alla voce cosa faremo si leggeva “Disegneremo, scriveremo con l’inchiostro e il pennino……poesie, frasi, riflessioni.

Cercheremo di “poetare” in lingua locale. Porteremo in tasca un coltellino per costruirci fischietti, per fare piccoli giochi. E poi cammineremo… ci divertiremo e… ci riposeremo.

Abbiamo così lavorato, abbiamo riflettuto e ci siamo confrontati per alcuni giorni sul bisogno e sulla necessità didattica di “rallentare e fare scuola più lentamente”.

E abbiamo rilevato la necessità di proporre in questa epoca un nuovo modello pedagogico che in maniera metaforica abbiamo chiamato “la pedagogia della lumaca”.

Strategie didattiche di rallentamento

Si tratta di iniziare a ribaltare alcune pratiche educative e didattiche che ormai per inerzia sono entrate nelle consuetudini delle scuole. E si tratta anche di proporne di nuove, che forse per alcuni sembreranno vecchie. Vediamone insieme:

1. Perdere tempo a parlare.

C’è una fase, di solito la fase iniziale del 1° anno scolastico di un nuovo ciclo scolastico, in cui tutto il tempo perso a parlare e ad ascoltare i ragazzi nelle loro storie personali è preziosissimo. E’ il tempo della scoperta, della conoscenza dei vissuti personali, della elaborazione di buone regole comuni del vivere insieme. Perdere tempo senza “fare il programma” (uno dei principali motivi d’ansia dei nostri insegnanti) non è di certo perdere tempo. Ci sarebbe molto da riflettere, a tal proposito, su tutte quelle attività di cosiddetta continuità fra i diversi gradi di scuola… se poi non perdiamo tempo a conoscere i nostri ragazzi!!

2. Ritornare alla cannetta e al pennino,

nell’era del computer si tratta anche di sperimentare la tecnica dell’inchiostro e del pennino. A Bari lo abbiamo fatto ed ecco alcune riflessioni che sono poi emerse sull’uso del pennino:

  • il pennino ci ha riportati indietro nel tempo; da anni scrivo in stampatello, con il pennino ho reimparato ad usare il corsivo…
  • la mano era sciolta, la mente leggera…
  • ho “contattato” un ricordo antico: “la macchia sul quaderno,cerchiata di rosso, la macchia bollata con un due”; ho rivisto i miei quaderni di bambina e questa cosa mi ha colpita;
  • scrivere con il pennino per me era faticoso. Non riuscivo a scrivere con una bella calligrafia. Ho scritto oggi, ancora una volta, facendo tante macchie, come da piccolo: ho notato oggi il rumore del pennino e la sua lentezza, l’atto dell’intingerlo che costringe a fermarti…
  • ho cominciato a scrivere ed ero sicura che avrei fatto delle macchie,anzi, desideravo fare delle macchie, ma non ci sono riuscita…
  • il pennino non mi tradisce, scorre via e non fa buchi nel foglio…
  • ho incominciato a scrivere benissimo, poi mi sono detta: “no!”, e volontariamente ho incominciato a macchiare lo scritto;
  • non capisco dove sia la difficoltà nell’usare il pennino: ma perché allora è scomparso?

3. Passeggiare, camminare, muoversi a piedi.

E’ la prima e indispensabile maniera per vivere in un territorio, per conoscerlo nelle sue vicende storiche e geografiche. Farlo insieme, con tutta la classe, permette di vivere emozioni, volgere lo sguardo su particolari mai visti dall’abitacolo delle nostre veloci automobili, sentire gli odori, vivere emozioni che creano legami. Io poi sarei dell’idea di incominciare (o ricominciare) a fare gite a piedi.

4. Abolire le fotocopie e disegnare, e creare da soli tavole schemi, organigrammi.

La fotocopia è la grande maledizione delle nostre scuole. Oggi si fotocopia tutto. Abbiamo la mania di riprodurre tutto con una fotocopia e “darlo da colorare ai nostri ragazzi” oggi diventati espertissimi nel riempire di colore gli spazi di una fotocopia. Bisogna recuperare l’originalità del fare personalmente, con il disegno proprio. Solo così certi apprendimenti saranno nostri.

5. Guardare le nuvole nel cielo.

L’altro giorno, una maestra che conosco, ha portato i ragazzi della propria classe nel prato davanti a scuola. Era una giornata nuvolosa e di vento. Li ha fatti sdraiare per terra e ha fatto guardare le nuvole nel cielo, immaginandone forme, movimenti. Era scuola quella? Si era scuola, una scuola eccezionale di poesia.

6. Scrivere lettere e cartoline vere.

Nell’era della posta elettronica provo un senso di disagio quando ricevo gli auguri di Natale con una email indirizzata al altre 150 persone (l’indirizzario personale di chi scrive). Si fa prima e non si perde tempo: questa è la motivazione. Nulla è più personalizzato. Che bello invece ricevere una cartolina, ricevere scrivere una lettera singola, un biglietto personalizzato.

7. Imparare a fischiare a scuola.

Ai mie tempi una delle cose vietate a scuola era fischiare. Un vero e proprio tabù. Poi lo imparai di nascosto nel corridoio del liceo. Un effetto eco fantastico. Avete mai provato ad insegnare ai ragazzini a fischiare? Pensiamoci.

8. Fare un orto a scuola.

Un orto ha bisogno del rispetto dei tempi: questa attività sviluppa nei bambini l’attenzione verso i ritmi naturali. E’ un’esperienza vera di lentezza. L’esperienza dell’orto ha a che vedere con il “prendersi cura”, coltivare la terra assecondando i suoi ritmi, può aiutare a trovare un equilibrio. Non a caso si pratica anche l’ortoterapia. È una esperienza senza vincoli, che possiamo fare alla Scuola Materna e alle superiori.

Ho buttato un sasso nello stagno della fretta.

scuolacreativa.it