Il “Grande Padre” dei Maori, il “Grande Spirito” degli Aborigeni

Il Giornale Online
Le conoscenze che abbiamo oggi riguardo alla spiritualità e ai riti religiosi delle popolazioni autoctone dell’Australia e della Nuova Zelanda sono abbastanza superficiali, e provengono soprattutto da racconti orali tramandati di generazione in generazione. Si possono fare però importanti confronti fra gli Aborigeni australiani e i Maori newzelandesei, separati da piu’ di 2000 kilometri di oceano, e da una diversa provenienza etnica. Il popolo Maori, da un punto di vista religoso ha abbracciato una sorta di monoteismo, attraverso il culto di “Io”, il “Padre Divino”, il Creatore, onnipotente e onniscente. Il culto di “Io” era un culto esoterico, che veniva rivelato solo agli alti gradi dei “Tohunga”, i sacerdoti, classe riservata solo ad alcuni individui di certe tribù. Coloro che non facevano parte del “Wananga”, la scuola delle tradizioni sacre, erano all’oscuro anche dei nomi delle divinità più importanti, che controllavano le forze della natura, così come di quelle minori.

L’ambiente nel quale si sviluppò la cultura dei Maori era favorevole rispetto a quello nel quale vivevano gli Aborigeni: clima mite, grande abbondanza di cibo in tutte le stagioni, coltivazioni di patate dolci. Le abitazioni erano permanenti e hanno permesso quindi lo sviluppo di una lingua e di una cultura comune, che oggi va sotto il nome di “Maoritanga”. Gli Aborigeni d’altro canto si ritrovarono a vivere in un paese che variava molto nel clima: dall’ambiente arido del centro Australia, alla foresta tropicale, fino alle regioni più temperate del sud-est. In una vasta area di territorio, la vita era una lotta ininterrotta contro un ambiente ostile, e la forza delle popolazioni aborigene sta proprio nel loro adattamento a queste condizioni. Questo ambiente sterile ed ostile, agli occhi dei colonizzatori bianchi era considerato come una casa dalle popolazioni autoctone: lontano dai loro territori sarebbbero stati del tutto persi ed indifesi.

Nella spiritualità di questi popoli è centrale infatti il legame mistico tra l’uomo, il suo ambiente e lo spirito della vita, il Tempo del Sogno (Dreamtime). Centrale è quindi l’idea di unità che collega tutte le creature viventi in un’unica relazione spirituale: le azioni umane sono parte della vita, e gli uomini fanno parte degli animali, così come gli animali fanno parte dell’uomo. Il concetto di “Padre Spirito”, divinità che precede tutti gli antenati totemici, venne elaborato da alcune delle più grandi tribù aborigene, e rappresenta un salto sbalorditivo della mente umana dal materiale al divino. Il fatto che “l’impatto ambientale” variasse da una parte all’altra del continente, ha avuto come conseguenza un elevato grado di isolamento dei vari gruppi di popoli, ravvisabile nell’evoluzione di diverse lingue e dialetti, cosa che ha inibito la comunicazione tra le varie tribù. Poichè ogni gruppo di uomini aveva il proprio antenato totemico, che viaggiava all’interno di un particolare territorio durante il Tempo del Sogno, ogni popolazione aveva il suo Padre Spirito, conosciuto con nomi diversi.

A.W.Reed nel suo libro “Aboriginal myths, legends and fables”, riporta alcuni nomi comuni usati per appellare questa divinità suprema: “Baiame” per i Ya-itma-thang degli altipiani, “Nooralie” nella regione del fiume Murray, “Mungan Ngoour” per i Kurnai del Queensland, “Bunjil” presso i Kulin e i Wotjiobaluk, “Pern-mehial” per i Mara del deserto dell’ovest.

Alice Ughi

Fonte: http://www.newnotizie.it/2010/10/09/il-%E2%80%9Cgrande-padre%E2%80%9D-dei-maori-il-%E2%80%9Cgrande-spirito%E2%80%9D-degli-aborigeni/