Gamala, la città che ispirò la vera storia di Gesù

Cari amici e lettori di AG, sono Alessio De Angelis, giovane studente sedicenne e autore di tre libri e saggi storici sull’origine del Cristianesimo paolino e sulla vera figura storica di Gesù. Cristo, Madonna e santi Apostoli, protagonisti indiscussi della novella evangelica, sono ricoperti di uno straordinario velo intriso di enigmaticità che dopo 2000 anni, sino ad oggi, è ancora capace di far vivacemente parlare di loro. Già nel 178 d.C. Celso, filoso Platonico del II secolo, celebre per la sua critica al primo cristianesimo nascente, nel suo Discorso Vero scrisse:

“Colui al quale avete dato il nome di Gesù, in realtà non era che il capo di una banda di briganti i cui miracoli che gli attribuite, non erano che manifestazioni operate secondo la magia, e trucchi da ciarlatano esoterico. La verità è che tutti questi pretesi fatti, non sono che dei miti che voi stessi avete fabbricato; senza pertanto riuscire a dare alle vostre menzogne una tinta di credibilità. È noto a tutti che ciò che avete scritto, è il risultato di continui rimaneggiamenti, fatti in seguito alle critiche che vi venivano portate(Celso, Contro i Cristiani, traduzione, premessa e note di Rizzo S., Biblioteca Universale Rizzoli, 1989).

Questi “rimaneggiamenti”, come Celso suole chiamarli, oggi come ieri, sono il motivo che ha indotto noi ed altri coraggiosi studiosi indipendenti a sviscerare nei meandri della Storia alla ricerca di una sempre più vicina verità logica degli eventi. Tuttavia, sebbene oggi noi siamo in grado di verificare alla luce della Storia molti segreti e molti misteri dell’Antico e del Nuovo Testamento, numerosi sono ancora quelli che attendono di essere svelati.

Oggi, cari amici di AG, ci proponiamo di far luce sul mistero della vera figura storica di Gesù, figura indissolubilmente legata a quella della famosa città evangelica di Nazareth. Ricordando prima che un abitante della città di Nazareth, in antitesi con i quattro Vangeli, non si sarebbe dovuto definire Nazareno, ma Nazarettano e che, per quanto possa sembrare incredibile, nel I secolo d.C. la città di Nazareth ancora non esisteva (le basi della sua costruzione furono poste infatti solamente nella seconda metà del II secolo d.C.), riportiamo di seguito in anteprima ed esclusivamente per gli amici di Altrogiornale.org uno studio storico, svolto il più accuratamente possibile ed in maniera puramente oggettiva, tratto dal nostro ultimo libro “Oltre la mente di Dio, quando l’uomo creò Dio senza sapere di esserlo”, in prossima uscita in formato cartaceo e già disponibile su richiesta in ebook nel nostro sito in formato PDF.

Lo studioso che con buono spirito critico avesse l’intenzione di analizzare attentamente i Vangeli non può necessariamente non notare che il testo neotestamentario pullula di riferimenti geografici non corrispondenti all’odierna Nazareth, quanto piuttosto all’antica Gamala, sede principale del movimento politico degli Zeloti, un gruppo di rivoluzionari e sovversivi che, come scopo, si erano prefissati la liberazione armata della Palestina dall’oppressivo soggiogo dei Romani.
Dal vangelo secondo san Giovanni:
[38] “A Nazaret, quel giorno, i discepoli si fermarono presso di Lui.
[43] il giorno dopo Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea” (Gv. 1: 38-43).
Dal momento che Nazareth risulta essere, ieri come oggi, nella regione denominata Galilea, non ha senso che Gesù, l’incarnazione divina di Dio in Terra, dalla Galilea, regione dove, secondo i Vangeli, aveva la residenza, vada nel territorio della…Galilea! È evidente dunque che Cristo, o chi per lui, fosse partito da una città al di fuori del territorio della Galilea, presumibilmente da un territorio limotrofo quale era, appunto, la Gaulanitide, che ospitava l’importante città zelota di Gamala. Basta verificare attentamente l’accurata cartina della Palestina, che proporremo tra breve a seguito dello studio, per accorgersi che, effettivamente, sta per emergere un dato assai rilevante nell’identificazione storica e geografica riguardante la vera Patria del Messia dei Cristiani.

La Nazareth dei Vangeli e la Nazareth odierna

Per scoprire se la Nazareth di Gesù descritta dai Vangeli corrisponde realmente con la Nazareth odierna, costruita circa 300 anni dopo la vicenda evangelica, dobbiamo necessariamente mettere a confronto le due città con tutte le possibili fonti a noi pervenute.
Dal Vangelo di Luca leggiamo:
[16] “Si recò a Nazareth, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella Sinagoga e si alzò a leggere.
[17] Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto:
[18] Lo Spirito del Signore è sopra di me, / per questo mi ha consacrato con l’unzione / e mi ha mandato per annunciare ai poveri un lieto messaggio, / per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; / per rimettere in libertà gli oppressi,
[19] e predicare un anno di grazia del signore”.
[20] Poi arrotolò il volume, lo consegnò all’inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui.
[21] Allora cominciò a dire: « Oggi si è adempiuta questa scrittura che voi avete udito con i vostri orecchi » […] [28] All’udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno;
[29] si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio.
[30] Ma egli passando in mezzo a loro se ne andò. Poi discese a Cafarnao, una città della Galilea” (Lc., 4: 16-30)

Il passo di Luca sopra proposto ci porta a conoscenza di alcuni interessanti particolari sulla città di Nazareth, patria di Gesù: in questa città era presente una Sinagoga nella quale Gesù si ritirava spesso per insegnare alla gente; inoltre sappiamo anche che Nazareth era situata “sul ciglio di un monte” che terminava con un profondo “precipizio”.
Tuttavia la Nazareth odierna non è situata né sul ciglio di un monte né tantomeno sull’orlo di un precipizio; la vera Nazareth, invece, è sita in una vasta pianura e, soprattutto, non possiede alcun tipo di precipizio dal quale buttando giù un uomo lo si potrebbe uccidere. Per attestare che ciò che dico corrisponde a realtà di seguito abbiamo riportato un’immagine della Nazareth odierna fondata intorno al II-III secolo d.C.


La Nazareth creata trecento anni dopo Cristo.. Dov’è il monte e il precipizio?

Riguardo la Sinagoga citata da Luca possiamo dire che non esiste nessun ritrovamento archeologico, né documenti di mappe, né alcuno scritto di fonti storiche pervenutoci in cui si menziona Nazareth, i cui ritrovamenti più antichi non sono databili prima del III secolo d.C.; ma, soprattutto, non sono stati mai ritrovati i resti di nessuna Sinagoga risalente al I secolo d.C. Gli unici oggetti databili a quel periodo sono solamente alcuni epitaffi e reperti tombali che testimoniano solamente che nel primo secolo dopo Cristo in quel luogo dove sorge l’odierna Nazareth non fu costruita nessuna città, per quella legge ebraica che vietava di costruire villaggi e città nei pressi di tombe e cimiteri.

Al limite, anche se non attestato da alcuna fonte storica, nel I secolo d.C. nel luogo identificato con l’odierna Nazareth ci sarebbe potuto essere qualche villaggio abitato da poche decine di persone, il che è completamente diverso dalla concezione che avevano i Romani e gli Ebrei di città; infatti una città per differenziarsi da un villaggio avrebbe dovuto avere:
1.Molti più abitanti rispetto ad un villaggio, almeno un migliaio;
2.La città sarebbe dovuta essere cinta di fortificazioni e mura difensive.

Insomma la Nazareth odierna non corrisponde affatto alla Nazareth dei Vangeli. Non solo, nel vangelo di Marco infatti leggiamo:
[7] “Intanto si ritirò presso il mare (lago Tiberiade) con i suoi discepoli e lo seguì con molta folla […] [13] Salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che egli volle ed essi andarono con lui…
[20] Entrò in casa e si radunò attorno a lui molta folla, al punto che non potevano nemmeno prendere cibo.
[21] Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo […] [31] Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare […] [4.1] Poi di nuovo si mise ad insegnare lungo il mare (lago Tiberiade) e si riunì intorno a lui una folla enorme…” (Mc., 3: 7 – 4: 1).

Questo passo tratto dal Vangelo di Marco ci dice che Gesù era solito andare ogni giorno da Nazareth, la sua città natale, alle sponde del lago Tiberiade, per poi riandare di nuovo “sul monte” dove aveva la casa, ovvero a Nazareth, che era situata sul ciglio di un monte e dove Gesù aveva la residenza; quindi dal monte entra a casa, dove c’erano anche sua madre ed i suoi fratelli, per poi riandare di nuovo ad insegnare lungo le sponde del lago Tiberiade per poi, presumibilmente, ritornare di nuovo a casa.
Ma Nazareth dista in linea retta ben 40 chilometri dal lago Tiberiade! In pratica ogni giorno Cristo per andare dalla sua città al lago, poi di nuovo a casa, poi ancora al lago ed infine di nuovo a casa, avrebbe addirittura dovuto percorrere 160 chilometri al giorno! Neanche a dire che sarebbe stato inverosimile! Infatti facendo un piccolo calcolo risulterebbe che in un anno Gesù, detto il Cristo, figlio unigenito di Dio, avrebbe certamente percorso nel giro di un anno nientemeno che 58.400 chilometri annuali, che corrispondono a circa una volta e mezzo il giro della Terra; mentre in dieci anni avrebbe quasi compiuto il percorso per andare dalla Terra alla Luna per poi ritornare di nuovo sulla Terra. Di seguito riportiamo una cartina che ritrae l’intero territorio palestinese dove Nazareth è contrassegnata da un pallino blu:

Dall’immagine sopra proposta si può facilmente intuire che, data la distanza che la divideva dal lago Tiberiade, la città di Nazareth non avrebbe potuto in nessun modo corrispondere alla città natale di Cristo, patria sua e dei suoi fratelli zeloti.
Inoltre sempre in un passo del vangelo di Luca entriamo a conoscenza di un altro interessante particolare:
[39] “In quei giorni (dopo il concepimento a Nazareth) Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta la città di Giuda” (Lc., 1: 39).

Nel primo secolo non è attestata l’esistenza di nessuna città “di Giuda”, né tantomeno situata sopra una montagna. E allora quale sarebbe potuta essere questa “montagna” che Maria avrebbe dovuto raggiungere “in fretta” per andare nella “città di Giuda”? Semplice: Gamala, la città di Giuda il Galileo, situata sopra una montagna! Ci sopraggiunge un sospetto: e se la Nazareth dei Vangeli, patria di Gesù, fosse proprio Gamala, la città natale di Giovanni, Simone, Giacomo, Giuda e Giuseppe, fratelli di Gesù e figli tutti di Giuda il Galileo?

Gamala, la città di Giuda

Da Antichità Giudaiche di Giuseppe Flavio, libro XVIII:
[4] “Giuda il Galileo era un Gaulanita della città di Gamala” (Ant. Giud. XVIII: 4)

La città di Gamala venne fondata dal sovrano asmoneo Alessandro Ianneo nell’81 a.C. Di questa città erano originari Ezechia di Gamala e suo figlio Giuda il Galileo, che si proclamavano discendenti della dinastia Asmonea. La città fu fortificata da Giuseppe Flavio, comandante della Galilea durante la rivolta giudaica contro Roma nell’anno 66, che perciò ne descrive l’aspetto e la conquista, attuata nel 67 dal futuro imperatore Vespasiano a capo della legione X Fretensis. Della città di Gamala così ce ne parla lo storico ebreo Giuseppe Flavio nella sua opera storiografica La Guerra Giudaica al libro IV:
[5] “Da un’alta montagna si protende infatti uno sperone dirupato il quale nel mezzo s’innalza in una gobba che dalla sommità declina con uguale pendio sia davanti sia di dietro, tanto da rassomigliare al profilo di un cammello; da questo trae il nome, anche se i paesani non rispettano l’esatta pronuncia del nome (chiamandola Gamlà).
[6] Sui fianchi e di fronte termina in burroni impraticabili mentre è un po’ accessibile di dietro, dove è come appesa alla montagna; ma anche qui gli abitanti, scavando una fossa trasversale, avevano sbarrato il passaggio.
[7] Le case costruite sui ripidi pendii erano fittamente disposte l’una sopra l’altra: sembrava che la città fosse appesa e sempre sul punto di cadere dall’alto su se stessa.
[8] Affacciava a mezzogiorno, e la sua sommità meridionale, elevandosi a smisurata altezza, formava la rocca della città, sotto cui un dirupo privo di mura piombava in un profondissimo burrone: dentro le mura c’era un burrone e ivi la città terminava.
[9] La città, che per le sue difese naturali era così imprendibile, Giuseppe (Flavio, perché si riferisce a se stesso chiamandosi in terza persona) l’aveva cinta di mura e rafforzata con gallerie e trincee” (Guerra Giud., IV, 1: 5-8).


In alto la ciittà di Gamala, situata su una montagna con un ripido precipizio..

Come si può constatare sia dalla descrizione di Flavio Giuseppe sia dall’immagine sopra riportata, Gamala è una grande città cinta di mura difensive situata sul ciglio di un monte, “sotto il quale un dirupo privo di mura piombava in un profondissimo burrone”, e quindi con un brusco precipizio dal quale buttando giù un uomo lo si potrebbe uccidere. Nel 1967 in seguito a scavi archeologici si sono ritrovati nei pressi delle mura i resti di un importante edificio, identificato come la sinagoga della città, a pianta rettangolare (25.5 x 17 m.) e orientata in senso Nord-Est – Sud-Ovest, verso Gerusalemme.


In alto i resti della Sinagoga di Gamala scoperti negli scavi del 1967..

Non solo: la città di Gamala dista appena 5-6 chilometri dal lago Tiberiade (guardare la cartina a pagina precedente dove Gamala è contrassegnata con un pallino rosso), al contrario dei 40 di Nazareth, e dunque ne era sita in prossimità, come ci è testimoniato peraltro anche da Giuseppe Flavio:
[2] “Con costoro era anche la città di Gamala, situata dirimpetto a Tarichee dall’altra parte del lago Tiberiade” (Gue. Giud. IV, 1: 2)

E ancora non basta: secondo alcuni rilevamenti geografici che si possono trarre dai Vangeli la città di Nazareth, “patria di Gesù”, sarebbe dovuta essere situata ad Est del lago, mentre la Nazareth odierna è situata a Sud-Ovest; al contrario di Gamala che è per l’appunto situata ad Est, proprio come la Nazareth dei Vangeli.
Di conseguenza possiamo riassumere ciò che abbiamo detto attraverso una tabella comparativa tra Nazareth e Gamala:

E ancora non basta: lo studioso che con buono spirito critico avesse l’intenzione di analizzare attentamente i Vangeli non può necessariamente non notare che il testo neotestamentario pullula di riferimenti geografici non corrispondenti all’odierna Nazareth, quanto piuttosto all’antica Gamala, sede principale del movimento zelota.
Dal vangelo secondo san Giovanni:
[38] “A Nazaret, quel giorno, i discepoli si fermarono presso di Lui.
[43] il giorno dopo Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea” (Gv. 1: 38-43).
Dal momento che Nazareth risulta essere, ieri come oggi, nella regione denominata Galilea, non ha senso che Gesù, l’incarnazione divina di Dio in Terra, dalla Galilea, regione dove, secondo i Vangeli, aveva la residenza, vada nel territorio della…Galilea! È evidente dunque che Cristo, o chi per lui, fosse partito da una città al di fuori del territorio della Galilea, presumibilmente da un territorio limotrofo quale era, appunto, la Gaulanitide, che ospitava l’importante città zelota di Gamala.
Dal vangelo secondo san Luca:
[16] “Si recò a Nazareth, dove era stato allevato […] [30] Poi discese a Cafarnao, una città della Galilea” (Lc., 4: 16-30).

Se si parte da Nazareth non ha senso la frase “discese a Cafarnao”, poiché Nazareth è a Sud, non a Nord di Cafarnao; è possibile “discendere a Cafarnao” solamente se si parte da Gamala, la città di Giovanni il Galileo e dei suoi fratelli, che è situata a Nord della località menzionata dai Vangeli. E ancora dal vangelo secondo san Matteo:
[1] “Terminati questi discorsi, Gesù partì dalla Galilea e andò nel territorio della Giudea, al di là del Giordano” (Mt. 19: 1).
Partendo dalla Galilea per recarsi nella Giudea non c’è bisogno di attraversare il fiume Giordano; ciò invece si è costretti a farlo solamente se si parte da Gamala, situata nella regione della Gaulanitide, al di là del Giordano (in proposito si veda la cartina prima proposta).
Lo stesso vale per un altro passo citato sempre nel vangelo di Marco:
[15] Lasciata Nazareth, venne ad abitare a Cafarnao, presso il mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, al di là del Giordano” (Mt. 4, 13-15).

Anche qui per andare da Nazareth a Cafarnao non è necessario attraversare il fiume Giordano, mentre se si parte dalla città di Gamala, in Gaulanitide, si è invece costretti ad attraversarlo. Insomma la città natale di Gesù che ci descrivono i Vangeli non è Nazareth, che in quel periodo ancora non esisteva, ma Gamala, la città di Ezechia, di Giuda ed dei suoi figli Giovanni, Simone, Giacomo, Giuda e Giuseppe, che corrispondono in tutto e per tutto, attraverso un’accurata analisi che riporteremo negli articoli successivi, con i fratelli di Gesù descritti nei Vangeli. Quale fu dunque il vero motivo che indusse gli pseudo redattori evangelici, o meglio le varie scuole di pensiero che si celavano dietro il loro falso nome, a censurare dai Vangeli la città di Gamala, patria di Gesù, o chi per lui, per sostituirla con diffidenza e circospezione nella tanto falsa quanto inesistente città di Nazareth?

La risposta comunemente accettata tra gli studiosi si basa nel supporre che l’aggettivo o la qualifica “Nazareno” fosse stato artatamente inventato dai redattori evangelici sia per occultare la correlazione che intercorre tra il personaggio “storico” di Gesù e la sua città paterna, al fine di non fare identificare storicamente la sua figura con quella di Giovanni il Galileo, figlio del noto rivoluzionario Giuda; sia per censurare l’appellativo infame di “Nazireo” attribuito al “Salvatore” ebreo nella versione originale dei Vangeli. Nazireo, o Nazoreo, era un appellativo riferito ai capi Esseno-Zeloti ed era perciò contrastante con l’istaurarsi della nuova dottrina pacifista, inoltre anche Giovanni, figlio di Giuda il Galileo, era un Nazoreo, oltre che un Galileo, e questo avrebbe permesso ancora una volta l’accostamento dei due personaggi. Fu così che l’appellativo venne modificato da Nazoreo in Nazareno, facendolo diventare abitante della città di Nazareth.

Il Nazireato, in particolare, era la consacrazione a Dio con il conseguente voto di seguire alcuni rigidi precetti di vita; un capo di una setta Zelota doveva quindi necessariamente essere anche un Nazireo, ma se Gesù fosse risultato tale sarebbe stato più accostabile ad un leader Zelota, piuttosto che ad un pacifico predicatore; fu per questo che si rese necessaria una censura della qualifica. Inoltre, a causa del voto fatto a Dio di non poter bere né vino né bevande inebrianti, Gesù non avrebbe più potuto neanche praticare il culto dell’Eucarestia durante l’ultima cena per quel voto che aveva fatto di non bere né vino né qualsiasi tipo di bevanda alcolica.
Tuttavia grazie al nostro studio comparativo la falsificazione è stata messa a nudo, anche perché in alcuni passi, come ad esempio in Giovanni 18: 5 e Giovanni 18: 7 Cristo viene ancora esplicitamente definito un Ναζωραίον (Nazoràion), che si può tradurre con “Nazireo” o “Nazoreo” (i due termini sono intercambiabili), mentre la Chiesa ne falsifica la traduzione riportando “Nazaraénum” in latino e “Nazareno” in italiano, che in greco si sarebbe dovuto rendere invece con Ναζαρηνός (Nazarenòs). In alcuni recenti versioni i preti, con la faccia da bronzo che si ritrovano, si sono anche permessi di tradurre Nazoreo con “Nazarettano”, avendo anche loro compreso che il termine Nazareno non esiste, così come non è mai esistita prima del III secolo d.C. anche la pseudo immaginaria città di Nazareth.

Negli articoli successivi cercheremo di approfondire la questione sul “Gesù storico” cercando di identificare nella storiografia del sacerdote ebreo Giuseppe Flavio la vera figura che ispirò non solo idealmente, ma pure concettualmente, l’impalcatura neotestamentaria del personaggio storico di Gesù.

di Alessio De Angelis
estratto dal libro “Oltre la mente di Dio”

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