dedicato a tutti i bimbi del mondo

Il Giornale Online
Quando il primo bambino rise per la prima volta,la sua risata si infranse in mille e mille piccoli pezzi, che si dispersero scintillando per tutto il mondo: cosi' nacquero le fate. (da “Peter Pan” di James M. Barrie)

Il termine “fata” deriva dal latino “fatus”, ovvero “destino”, e trae origine dalla mitologia greca. Le prime tre “fate” delle quali si abbia notizia nella letteratura sono, infatti, le Parche, tre donne che, tessendo il filo della vita, avevano la facoltà di plasmare il destino degli uomini.

Le origini delle fate

L'origine delle fate è molto controversa e varia a seconda delle diverse culture. Un racconto islandese, ad esempio, narra che Eva stava lavando tutti i suoi figli quando improvvisamente le apparve Dio. Eva, allora, colta alla sprovvista, nascose i bambini che non aveva ancora lavato, lasciando alla vista del Signore solamente quelli puliti. Quando Dio le chiese se i suoi figli fossero solamente quelli, Eva asserì. Fu così che il Signore decise che i figli che Eva aveva nascosto sarebbero rimasti nascosti anche agli uomini. I figli “nascosti” di Eva furono, dunque, i primi elfi e le prime fate. In Norvegia, invece, la tradizione vuole che le fate uscirono dal cadavere del gigante Ymir. I popoli delle culture nordiche fanno risalire la prima apparizione delle fate all'origine del mondo stesso. Esse sarebbero degli angeli caduti dal cielo, non talmente cattivi da essere mandati direttamente all'Inferno.

Le fate ed i bambini

Le fate possono agire sul destino degli uomini, influenzandolo negativamente o positivamente. In Irlanda esiste una tradizione che vuole che alla nascita di un bambino si allestisca un banchetto, detto, appunto, “banchetto delle fate”. Il banchetto attira l'attenzione delle fate che, una volta giunte all'interno della casa, dovrebbero notare il neonato e prenderlo sotto la propria protezione. Non sempre, però, le fate si dimostrano benevole e gentili. Quanti di noi conoscono la storia della “Bella addormentata nel bosco” avranno imparato che non bisogna mai fare un torto ad una fata, altrimenti…. La fata potrebbe decidere di influenzare NEGATIVAMENTE la vita di un bambino. Nel Medioevo le madri venivano ammonite di non lasciare mai incustodito il neonato, altrimenti la fate lo avrebbero rapito, sostituendolo con un bambino fatato, malaticcio.

Il regno delle fate

La posizione del regno delle fate è da sempre oggetto di estenuanti ricerche. C'è chi crede che il loro regno sia collocato all'esterno del nostro mondo e sia raggiungibile solamente in quelle notti in cui la luna piena emana una delicato bagliore dorato. Solo allora, infatti, lasciandosi trasportare dall'atmosfera magica,sarà possibile vedere delle luci che danzano soavemente al ritmo di una musica suonata da liuti e flauti: tali luci non sono altro che fate. Se le piccole creature si dimostrano riluttanti ad uscire allo scoperto si può comunque trovare l'entrata del loro regno camminando intorno al luogo in questione ben nove volte. Un altro modo piuttosto efficace per scoprire dove dimorano le fate è quello di recarsi su una collina cava (dimora per eccellenza delle fate) e poggiare l'orecchio sul terreno in modo da lasciarsi guidare dal suono delle loro musiche e dei loro canti.

Le fate, in ogni modo, preferiscono abitare luoghi ricchi di magia e attorniati dalla natura selvaggia. Per cui non è difficile avvistarne qualcuna presso caverne, boschi, sorgenti o rocce. Alcune fate preferiscono una vita più solitaria e per questo si rifugiano su delle isole circondate dalle acque fredde di un lago. Tali isole non sono sempre visibili agli occhi degli uomini. Alcune galleggiano, altre sono sommerse, altre ancora appaiono solamente una notte ogni sette anni. Esse sono dei luoghi magici in cui non esiste l'alternarsi delle stagioni, ma vi regna sempre la primavera. Non esistono né le malattie né la vecchiaia ed il raccolto è sempre abbondante.

Lo scorrere del tempo è irrilevante. L'isola delle fate per eccellenza è sicuramente Avalon. Lì venne portato Re Artù, ferito a morte, per essere curato dalle quattro regine delle fate. Tuttora si crede che il leggendario re giaccia ancora, con i suoi cavalieri, nel cuore di una collina immaginaria, immerso in un sonno profondo dal quale si risveglierà nell'ora del bisogno per tornare a governare nuovamente sulle sue terre.

Gli alberi delle fate

Se vi capita di passeggiare di notte in un bosco, passando accanto ad un albero potrebbe accadervi di trovarvi le braccia piene di lividi provocati dai tremendi pizzicotti delle piccole dita di una fata. Esistono, infatti, alcuni alberi che sono dimora di comunità fatate e che i piccoli esseri difendono strenuamente. Essi sono: LA BETULLA

La betulla è abitata da uno spirito detto “mano bianca”. Se “la mano bianca” si poggia sulla testa di un passante, vi lascia impresso un segno bianco che provoca disturbi psichici (pazzia, ad esempio). Se invece la “mano” si poggia sul cuore, il contatto sarà mortale.

IL FRASSINO

Il frassino è stato sempre conosciuto per i suoi legami col mondo magico. Le bacchette dei druidi venivano, infatti, spesso ricavate dai rami di tale albero. Nell'antichità i bambini malaticci venivano fatti passare attraverso un albero di frassino spaccato in due. Poi le due parti dell'albero venivano ricongiunte tramite delle fasce. Solo qualora il frassino avesse ripreso a crescere rigoglioso, il bambino si sarebbe rimesso.

IL NOCCIUOLO

Nella tradizione celtica il nocciuolo era l'albero della sapienza. Ancora oggi i suoi frutti, in Inghilterra, vengono considerati simbolo di fertilità.

IL SALICE

Si narra che i salici, durante la notte, tolgano le radici dalla terra e vaghino per i boschi, borbottando alle spalle dei viaggiatori imprudenti.

IL SAMBUCO

Il sambuco in realtà è una strega sottoforma di pianta, motivo per il quale prima di abbattere tale albero ci si dovrebbe pensare due volte. Bruciare i rami di sambuco significa attirare su di sé una disgrazia, poiché i rami portano il diavolo in casa. Bisogna stare attenti a non mettere i bambini nelle culle fatte di legno di sambuco: le fate prenderebbero di mira il bambino riempiendolo di pizzicotti.

IL SORBO SELVATICO

-“Sorbo selvatico e filo rosso fan correre le streghe a più non posso”-

Questo albero tiene lontane le forze del male. Un tempo molti oggetti venivano costruiti col suo legno proprio per tenere lontane le streghe e le fate maligne. Solo con le fruste di sorbo selvatico si possono domare i cavalli imbizzarriti. I druidi utilizzavano il sorbo selvatico per accendere il fuoco ed invocare gli spiriti della natura, che venivano obbligati a rispondere alle domande sparpagliando bacche di sorbo sulle pelli di tori scuoiati.

Le feste delle fate

Le fate sono grandi amanti della musica e spesso danzano intorno ai funghi alla luce della luna, accompagnate dalla musica di flauti ed arpe. Si crede che molte canzoni popolari scozzesi siano state composte proprio dalle fate e che poi da loro siano state insegnate ai pochi fortunati che, attratti nel Regno delle Fate da quelle magiche melodie, tornarono nel nostro mondo. Durante le notti estive spesso le fate organizzano feste danzanti o serate di giochi. Esse amano giocare al chiaro di luna con una palla d'oro o ballare in cerchio. Ma attenzione! Se vedete un cerchio composto da fate non fatevi attirare dalla musica! O sarete costretti a prendervi parte ed a ballare sino allo sfinimento!

Anche se, una volta entrati, sembra che le danze durino per qualche ora, in realtà la durata, rapportata al tempo degli umani, è di circa sette anni. L'unico modo per uscire dal cerchio è quello di essere salvati da un amico che, prestando attenzione a non rimanere prigioniero lui stesso, si sporga e vi trascini via. Da molto tempo il Popolo Fatato lascia numerose tracce delle sue baldorie notturne. Il mattino dopo una delle suddette feste sul prato appaiono misteriosi cerchi perfetti, i cosiddetti “anelli delle fate”. Alcuni di questi anelli esistono veramente e sono visibili in Europa e nell'America Settentrionale. Il loro diametro varia da pochi centimetri a 60 metri. Gli scienziati affermano, però, che tali cerchi sono provocati da una specie di funghi, i Basidomicetes. I giorni propizi per incontrare le fate sono:

” Capodanno ”

1 Febbraio

25 Marzo

1 Aprile

1 Maggio

1 Agosto

23 Giugno

Notte tra il 23 Giugno ed il 24 Giugno

Vigilia Di Ognissanti

Vigilia di Natale

Natale

Pentecoste

Solstizi: 21 Marzo- 21 Giugno- 23 Settembre- 21 Dicembre

Le fate di Cottingley

Cottingley- luglio 1917. Due ragazzine, Elsie Wright e Frances Griffiths, tornano a casa tutte bagnate. Ai rimproveri dei genitori rispondono, spiegando di essersi maldestramente sporte troppo presso un ruscello per osservare meglio le fate. Additate e trattate da bugiarde, chiedono in prestito la macchina fotografica del padre di Elsie per provare la loro sincerità. Tornano a casa con una foto che ritrae Elsie circondata dal 4 fate danzanti. Nel Settembre dello stesso anno fanno vedere un altro scatto ai genitori: soggetto dell'immagine, questa volta, è Frances in compagnia di uno gnomo. La madre di Elsie, teosofa, decide allora di presentare le foto alla Società Teosofica di cui fa parte.

Le foto delle 2 bambine cominciano a circolare alimentando un dibattito che continua ad infuriare da parecchi decenni. Le foto arrivano anche sotto gli occhi di Conan Doyle (1852-1930), esponente del positivismo nonché padre creatore del celeberrimo Sherlock Holmes. Lo scrittore, attivo spiritista ed appassionato di fenomeni paranormali, sposa la causa delle due bambine dello Yorkshire e prende le loro difese. Egli pubblica dapprima 2 articoli per la rivista “Strand” ed, in seguito, un libro intitolato “The Coming of the Fairies”, “La venuta delle Fate”. Lo scritto, però, sarà edito in Italia solamente nel 1992 a cura di SugarCo.

Nel 1920, intanto, le due bambine scattano altre 3 foto alle fate di Cottingley. Doyle replicò pubblicamente alle accuse che venivano mosse dagli esperti di fotografia alle foto scattate dalle due bambine, affermando: “L'obiezione che merita più attenzione è quella che si tratta di figurine accuratamente ritagliate e sospese con fili invisibili nella fotografia. Questa spiegazione è concepibile ma il peso della probabilità mi sembra ampiamente contro di essa. 1) Frances, la ragazza più giovane, ha scritto nel 1917 che Cottingley era un bel posto per le sue farfalle e per le sue fate. Questa lettera venne spedita ad una sua amica in Sud Africa e non venne scoperta prima del 1923.

Per quale possibile ragione una bambina di 10 anni avrebbe dovuto esprimersi in questo modo se avesse saputo che si trattava di un inganno? 2) Se le figure fossero state ritagliate le stesse figure o simili dovrebbero esistere su qualche libro o giornale. Ma non sono state trovate. 3) C'è una grande differenza nella solidità tra le figure del 1920 e quelle del 1917 che può essere spiegata con la diminuzione dei poteri medianici delle bambine, ma non si spiega con l'ipotesi di un falso. 4) Gli esperti hanno notato segni di movimento nelle figure.” Recentemente le foto sono state esaminate attentamente e si ritiene che siano dei falsi: le bambine avrebbero semplicemente collocato sui prati di Cottingley delle fate di cartone che poi avrebbero fotografato.

Piccola curiosità: le fate della foto del Luglio 1917 ricordano un disegno tratto da un libro per bambini del 1914 a cui aveva contribuito lo stesso Doyle, acceso sostenitore della veridicità del fatto. “The British Journal of Photography” ha intervistato, tra il 1982 ed il 1983, Elsie e Frances. The British Journal of Photography” ha intervistato, tra il 1982 ed il 1983, Elsie e Frances. Elsie afferma che si trattava solo di uno scherzo sostenuto per anni per non infangare la figura della madre, teosofa, e quella di Doyle. Frances, invece, dice che le prime 4 fotografie sono dei falsi ma che la quinta è una “vera fotografia di vere fate”.

Frances crede nelle fate e conferma di averle incontrate. Aggiunge che nessuno avrebbe creduto alla loro esistenza se, attraverso le prime quattro fotografie, non avessero corredato di PROVE FALSE una STORIA VERA. In ogni modo…. Sta a voi crederci o meno osservando attentamente le foto che troverete nella nostra “galleria immagini”.

Le fate in Italia

In Italia esistono molte località nelle quali si dice vivano le fate. Si tratta per lo più di luoghi montagnosi o di valli rigogliose, i cui abitanti si tramandano oralmente ormai da molto tempo leggende che parlano di fate e piccoli esseri fatati. A Catenaria di Casentino, ad esempio, si narra che un tempo un giovane contadino di quel luogo stava arando i campi quando una fata, vedendolo, perse la testa per lui. Il giovane, accortosi della strana presenza, notò la fata e subito anche lui si innamorò di quella splendida creatura. Per un maldestro scherzo del destino, però, la fata diveniva una splendida fanciulla per tre giorni mentre i successivi tre era costretta ad assumere le sembianze di uno spaventoso serpente.

Nei giorni in cui aveva forma animale, la fata cercava comunque di stare sempre vicina al giovane, strisciando lungo il solco che egli, con l'aiuto dei buoi, giornalmente scavava. Accadde, dopo un po' di tempo, che il giovane dovesse allontanarsi dal paese per un paio di giorni. Lasciò al fratello il compito di arare la terra e gli raccomandò di non scacciare quella strana biscia che seguiva sempre i buoi, perché non gli avrebbe fatto alcun male. Il fratello seguì le istruzioni del giovane fino a che, l'ultimo giorno, il rettile, alzando la testa, si rese conto che non aveva di fronte l'amato, ma uno sconosciuto. Inferocito, spalancò le fauci e si avventò sul ragazzo che, preso dallo spavento, scacciò la bestia con un bastone.

Il serpente scappò nel bosco… Al ritorno, il giovane contadino fu messo a conoscenza dei fatti e, non appena giunto sul luogo dell'accaduto, tentò in ogni modo di far tornare la fata amata ma… invano. Deluso ma sempre innamorato, decise di rimanerle fedele per sempre e venne colto dalla morte durante il sonno… proprio davanti alla grotta dove l'aveva conosciuta.

In Valstagna, presso il lago Subiolo, un giovane falegname stava rincasando quando venne attratto da degli strani canti. Avvicinatosi al lago vide delle fate danzare al chiaro di luna. “Vieni con noi – gli dicevano – tu non hai mai provato la felicità che ti offriamo, vieni a danzare con noi finché splende la luna…” ” No, no – rispose il giovane terrorizzato – laggiù c'è l'acqua e se scendo annegherò.” ” Hai paura? – gli chiesero le Fate ridendo – allora guarda, l'acqua è sparita vieni!” Con sgomento il falegname notò che il fondo del lago si era inspiegabilmente prosciugato.

Le fate, allora, lo invitarono nuovamente. “No, no! “- ripetè il giovane. “Non vuoi? – le Fate ripresero – ebbene perché tu abbia a ricordarti di noi, t'offriamo una grazia: chiedi!” Ed egli tremante domandò: “Che io possa con le mie mani eseguire qualunque lavoro d'intaglio.” “Concessa – si sentì rispondere – ma non sarai mai ricco!” Fu così che da allora il falegname divenne in grado di realizzare meravigliose opere di legno che eseguì per le chiese di altri paesi. Come avevano predetto le fate, però, morì completamente povero.

Esistono, inoltre, numerose località che hanno il nome legato alle fate. In Abruzzo vi è un'altura chiamata “Colle delle Fate”. La gente del luogo assicura che di tanto in tanto si possono osservare le piccole fate uscire dai due pozzi situati sopra il colle. A Muzzano esiste la Roccia delle fate, un luogo presso il quale si dice che ci sia un serpente magico a guardia di un misterioso tesoro: il Tesoro dell'Elf, nome che riconduce all'inglese Elf. In provincia di Teramo esiste un gigantesco macigno che sbarra l'entrata di una grotta. Si crede che tale grotta sia abitata da una fata che tesse in continuazione.

A Palermo c'è il cosiddetto “cortiggiu di li setti fati”, ovvero “cortile delle sette fate”. Si narra che presso tale cortile alcune notti compaiano sette stupende fate. Esse rapiscono una persona temporaneamente, facendole provare esperienza fantastiche. All'alba riportano il fortunato all'interno del cortile e scompaiono.

fonte:lomion.altervista.org