Crisi: i due progetti per l’Europa

Il Giornale Online

[link=http://myekonomia.wordpress.com]di Myekonomia[/link]

I due progetti, quello [link=http://myekonomia.wordpress.com/2012/04/03/la-crisi-europea-la-visione-liberale/]liberale[/link] e quello [link=http://myekonomia.wordpress.com/2012/04/09/la-crisi-europea-la-visione-socialista/]socialista[/link], di cui vi ho parlato in precedenza, ovviamente si sono combattuti tra di loro dall’inizio, o meglio dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, quando i leader europei e mondiali si sono riuniti per trovare una struttura organizzativa delle dinamiche mondiali affinchè gli orrori delle due guerre vissute non si ripetessero più. Proprio all’inizio della sua nascita il progetto per l’Europa era molto più vicino a quello liberale rispetto a quello socialista. Infatti la comunità europea era composta da Stati Sovrani indipendenti che però garantivano le quattro libertà di base tanto care ai liberali. Nonostante ciò il progetto era lontano dal realizzarsi totalmente; infatti vi erano alcuni difetti dal punto di vista di un libertario. Innanzitutto le sovvenzioni e gli interventi nelle politiche agricole dei paesi e la struttura legislativa: l’unica iniziativa legislativa apparteneva alla Commissione Europea, fatto alquanto limitante.

Il progetto liberale classico è appoggiato tradizionalmente dai democratici cristiani e in particolare da stati come l’Olanda, la Germania, e anche la Gran Bretagna. Al contrario i social-democratici e i socialisti, quasi sempre con a capo la Francia, difendono ed hanno difeso il progetto per un Europa in stile Impero. Ho fatto questa premessa per giustificare il fatto che con il passare degli anni la classe dirigente francese, avendo perso potere ed influenza a causa della dominazione nazista e alla perdita delle sue colonie africane, ha fatto di tutto per usare la comunità europea per rifarsi delle perdite subite, di prestigio e di impero. Infatti dopo i primi anni il progetto europeo si è allontanato dal modello liberale e si è avvicinato sempre di più a quello socialista, lentamente, passo dopo passo. Sebbene, come detto sopra, vi erano alcune caratteristiche che rendevano comunque la società europea non completamente libera, con il tempo a questi elementi si sono aggiunti altri che hanno centralizzato sempre più i poteri e le decisioni prese riguardanti tutti i paesi partecipanti. Ad esempio un elemento che qualsiasi libertario odierebbe è il fatto che le decisioni riguardanti appunto tutti i paesi della comunità non richiedevano l’unanimità; cioè un paese era costretto a subire una decisione nonostante non la accettasse oppure penalizzasse in qualche modo il suo popolo.

Non solo, la lenta attuazione del progetto socialista è passata negli anni attraverso i continui e crescenti aumenti del budget a disposizione delle istituzioni europee, le regolazioni a livello centrale e le armonizzazioni dei vari livelli della società europea. Improvvisamente però l’ago della bilancia si spostò verso i fautori della visione liberale grazie a due eventi opposti ma epocali. Il primo evento che cambiò la storia fu la caduta, il collasso del regime sovietico e del suo modello economico-politico. Il secondo fatto storico che ci interessa fu la riunificazione della Germania. Entrambi questi fatti diedero, per motivi diversi, maggiore spinta e forza al progetto liberale. La Germania come ho detto più volte ha sempre appoggiato il progetto liberale per l’Europa quindi la sua unificazione preoccupava moltissimo coloro che volevano un europa imperiale, soprattutto la Francia, non solo politicamente ma anche economicamente; in quanto i dirigenti politici francesi temevano appunto che la Germania potesse creare un’area in europa di libero commercio dominata dall’uso del marco tedesco, in pieno rispetto della loro visione liberale. In secondo luogo la caduta del modello sovietico preoccupava ulteriormente la Francia non solo perchè era considerato appunto un fallimento del loro modello politico, ma anche perchè le nazioni indipendenti che nacquero dalle ceneri dell’URSS, Cecoslovacchia, Polonia, Ungheria, ecc, erano ormai stanche di uno stato centrale in stile imperiale, i loro cittadini desideravano maggiore libertà e quindi si aggiunsero alle fila dei fautori del progetto liberale.
Di conseguenza il progetto per un’Europa formata da stati sovrani ed indipendenti sembrava ora prevalere. Ormai il governo francese si trovava con le spalle al muro: doveva cercare di impedire che la Germania creasse un’economia di libero mercato basata sul marco e che la allargasse ai paesi dell’est appena formatisi. Doveva allo stesso tempo fare un passo verso lo stao centrale, verso la realizzazione del proprio progetto; e ci riuscì con l’Euro, la moneta unica. La moneta unica doveva essere il mezzo attraverso il quale controllare l’Europa e raggiungere l’obiettivo di un super-stato centralizzato. La propaganda messa in atto dai socialista dipingeva la moneta unica come il mezzo per abbassare i costi di transazione, facilitando il commercio, il turismo e la crescita in generale in Europa. Ma in realtà era indubbiamente, anche se non veniva dichiarato apertamente, un primo passo verso la creazione di uno stato europeo, in quanto era quasi dato per scontato che una moneta unica avrebbe col tempo richiesto la creazione di una struttura istituzionale più centrale. Molti di voi si chiederanno perchè il governo tedesco, tradizionalmente contrario alla visione socialista, alla fine ha accettato l’euro. La motivazione va cercata nel momento dell’unificazione tedesca. I due paesi infatti, Francia e Germania, fecero un accordo non scritto con il quale la Francia “autorizzava” l’unificazione tedesca, ma in cambio, temendo il predominio del marco in europa, come detto sopra, in cambio otteneva l’attuazione della sua agenda socialista, che ha subito un punto di svolta con la creazione dello SME (Sistema Monetario Europe). La Francia aveva finalmente disinnescato l’arma più pericolosa della Germania e del progetto liberale: il marco tedesco.

Il passo successivo verso l’attuazione del progetto socialista non poteva che essere la stesura di una Costituzione Europea, in modo da centralizzare sempre di più la struttura e le istituzioni europee. Vi faccio notare che “casualmente” la bozza della Costituzione fu redatta dall’ex presidente francese Valery Giscard d’Estaing. Come molti ricorderanno, inizialmente fu fatto un tentativo democratico di far accettare la Costituzione in Europa, ma i risultati furono fallimentari: fu respinta dai referendum in Francia e in Olanda nel 2005. Purtroppo, come in altri casi, il volere dei cittadini non venne preso in considerazione, l’elite politica non si arrende davanti ai no dei votanti ma guarda al proprio disegno. Come reazione alla decisione popolare che contrastava i propri progetti, l’elite semplicemente cambiò il nome in Trattato di Lisbona, che fu firmato nel dicembre del 2007, senza ovviamente nessuna legittimazione popolare, alla luce dei risultati dei referendum. Per i socialisti il Trattato quindi rappresenta una sconfitta proprio perchè si tratta di un trattato e non di una vera e propria Costituzione, che era il loro obiettivo iniziale. Curiosità: “casualmente” Dio non è nominato nemmeno una volta nel Trattato, un altro indizio delle idee di chi lo ha scritto e di chi progetta l’Europa del futuro.

Come detto il Trattato di Lisbona per i fautori dell’Europa in stile Impero rappresenta un vicolo cieco per i loro progetti. Costretti a trovare altre vie, a utilizzare altri mezzi per raggiungere il loro obiettivo di uno stato centrale, i socialisti si riorganizzarono e capirono di doversi focalizzare su l’unico strumento che erano riusciti a far accettare in Europa: l’Euro. La modalità con la quale i burocrati europei riescono a portare avanti la propria agenda di centralizzazione del controllo la stiamo subendo sulla nostra pelle oggigiorno. Infatti così come è stata pensata e strutturata, la moneta unica causa quel tipo di problemi che i tecnocrati possono usare come pretesto per centralizzare maggiormente il controllo e il potere sulla vita dei cittadini europei. Mi spiego meglio. Sono la stessa costruzione ed organizzazione dell’Euro che hanno provocato una catena di crisi (i prossimi post verteranno proprio su tale meccanismo): gli stati membri infatti sono inevitabilmente incentivati, per come è stata organizzata la comunità, ad utilizzare la carta-moneta stampata dalla Bce per finanziare il loro debito; questa caratteristica dell’Emu conduce inevitabilmente ad una crisi dei debiti sovrani, della cui oggi paghiamo le conseguenze.

Tali crisi, intrinseche nelle dinamiche europee, di volta in volta vengono usate per centralizzare il potere in generale, in particolare nel prossimo futuro, le politiche fiscali. La centralizzazione delle politiche fiscali a sua volta può essere il pretesto per armonizzare il livello della tassazione, eliminando la concorrenza tra i paesi, a livello di tasse. Nell’attuale crisi del debito sovrano si sente dire dall’informazione mainstream che la fine dell’Euro così come lo conosciamo oggi, significherebbe la fine dell’Europa; questo è assolutamente falso. In realtà sarebbe la fine solo della sua versione socialista (nei prossimi posts cercherò di descrivere un’alternativa all’attuale struttura europea). A molti potrebbe sembrare che la tecnica di utilizzare le crisi per attuare la propria agenda non sia credibile. Sentiamo cosa ne pensa Mario Monti.

Fonte: http://myekonomia.wordpress.com/2012/04/12/lo-scontro-tra-i-due-progetti-europei-prima-parte/