Papilloma virus: allarme ingiustificato

Papilloma virus
Papilloma virus

L’esca è la paura del cancro che da anni le varie lobby sanitarie istituzionali e non, Ministero compreso, coltivano per sviluppare bieche operazioni commerciali come questa e dannose pseudo-sperimentazioni di massa sulla popolazione.

Facile colpire le bambine manovrando l’ignoranza delle mamme, che se per intuizione non cedono inizialmente alla propaganda insistente ed omissiva, verranno alla fine per lo più prese all’amo con la frase: “Se tua figlia avrà il tumore al collo dell’utero in futuro sarà colpa tua”. Solo le più sveglie resisteranno al vile ricatto affettivo, sotto la pressione di una presunta obbligatorietà morale.

Papilloma virus

Il Papilloma virus umano (HPV) è un virus molto diffuso: ne esistono oltre 100 sierotipi, ma di questi solo alcuni sono capaci di provocare quelle alterazioni della mucosa del collo dell’utero che possono portare al tumore. Fra i sierotipi in grado di provocare lesioni pretumorali, il 16 e il 18 sono i più importanti, in quanto responsabili del 70% dei tumori del collo dell’utero. L’infezione da HPV è la più comune delle infezioni a trasmissione sessuale, si stima che oltre l’80% delle donne sessualmente attive si infetti nel corso della vita. Il rischio di contrarre l’infezione comincia col primo contatto sessuale e può perdurare per tutta la vita, ma l’incidenza è più alta nelle donne attorno ai 25 anni.

L’uso del profilattico riduce il rischio ma non protegge completamente da questa infezione. Nella maggior parte delle donne l’infezione è transitoria, asintomatica (cioè la donna non si accorge di nulla) e guarisce spontaneamente; solo nel 10% circa diventa persistente. L’infezione persistente con HPV oncogeni è la condizione necessaria per l’evoluzione a tumore.

Tuttavia di quel 10% con infezione persistente solo una piccola (1%) parte svilupperà il tumore del collo dell’utero in quanto il virus, pur necessario, non è sufficiente da solo a sviluppare il tumore. Fumo di sigaretta, uso prolungato di contraccettivi orali, coinfezione da HIV , più partner e più figli sono fra i fattori che contribuiscono allo sviluppo del tumore del collo dell’utero. Il tumore del collo dell’utero è dunque un esito raro di una infezione comune. Inoltre, si tratta di un processo molto lento: infatti possono passare anche 20-40 anni tra l’infezione e la comparsa del tumore.

“Se le mamme volessero sapere quanto dura l’immunità, e se fra qualche anno si dovrà fare un richiamo o se l’essersi vaccinati non porrà altri problemi più avanti, e se le bambine che si vaccinano oggi saranno davvero protette dal tumore, si dovrebbe ammettere molto candidamente che per nessuna di queste domande c’è risposta” (Dr. G. Remuzzi immunologo).

Il Washington Time riporta che effetti negativi sono stati verificati in 20 Stati con reazioni che vanno dalla perdita di coscienza al collasso e con 13 casi di Guillame-Barré; il National Vaccine Information Center segnala 5 casi di morte, 51 di invalidità e 1358 ricoverate d’urgenza, L’EMEA (European Medicines Agency) ha comunicato che due giovani donne sono morte improvvisamente dopo aver ricevuto la vaccinazione contro il papillomavirus. Una delle morti è; avvenuta in Austria e l’altra in Germania. La causa dei decessi non è; stata identificata. Queste due morti fanno seguito al decesso di altre tre ragazze (12, 19 e 22 anni), avvenuto negli Stati Uniti, alcuni giorni dopo la somministrazione del vaccino.

dott.ssa Michela Pazzaglia